Vissuto a cavallo tra il XIII e il XIV secolo, Meister Eckhart porta a compimento quella sintesi tra filosofia greca ed esperienza evangelica che costituisce forse l’espressione più alta della spiritualità cristiana. I Sermoni contengono l’essenziale del suo insegnamento e confermano quanto viene precisato nell’ampia introduzione di Marco Vannini: in Eckhart non si può nettamente distinguere tra mistica e filosofia.
In questi Sermoni (con i quali ha peraltro inizio la lingua letteraria tedesca) è contenuto l’essenziale del suo insegnamento in cui, alla radicalità del distacco, che conduce alla generazione del Logos nell’anima – ovvero a vivere la vita divina in perfetta unione spirituale con Dio, «uno nell’Uno» –, fanno riscontro quella semplicità e naturalezza espressiva che lo rendono comprensibile a tutti, dotti chierici e semplici fedeli.
Non meraviglia perciò che la profondità speculativa de I Sermoni abbia nutrito tutta la successiva storia della mistica e, al contempo, la riflessione filosofica contemporanea, da Hegel e Schopenhauer fino a Heidegger, tanto che oggi il maestro domenicano si presenta come interlocutore privilegiato nel dialogo tra religione e filosofia, come pure in quello tra il cristianesimo e le religioni dell’Oriente.